sabato 26 marzo 2011

ROMA

Anche se non mi è concesso fare post, faccio uno strappo alla regola per ringraziare tutti quelli che hanno partecipato alla gita di Roma e per ricordare i bei momenti passati insieme.

Ora sono passate le corse per prendere il bus, gli attraversamenti alquanto pericolosi, gli spagnoli rumorosi, i piani da fare a piedi, le giornate insieme, la città più bella del mondo... ma noi, che siamo la cosa più importante, rimaniamo.

Ricordo solo che abbiamo deciso di mettere tutti la maglietta dell'hard rock cafè comprata a Roma (ovviamente per quelli che l'hanno presa =). Inoltre dovreste mettere le foto su drop box perchè n on tutti hanno facebook e ed è più facile vederle se sono riunite in un unico "posto".

venerdì 11 marzo 2011

Ancora sul terremoto e sui terremoti


I più potenti e i più distruttivi qui.

Curiosità macabre sul numero 11.

Mappe: da La stampa; su Repubblica quella interattiva. News: Corriere della sera 1 e 2; Il giornale 1;
L'esperto di terremoti intervistato dall'Ansa e un link per capire cosa è la cintura di fuoco di cui sopra trovate l'immagine.

Si è spostato l'asse... News: sì, però...

News. Articoli interessanti (leggete almeno l'attacco):
Corriere: Magris (editoriale); Gaggi (editoriale); Del Corona (reportage)
Repubblica: Visetti, Rampini, Zucconi (short stories)
La stampa: Emmot (editoriale); Bottero e Martini (articolo)

News. Il nucleare e il Giappone: La stampa 1 e 2;

Estremo oriente

Ecco il prossimo argomento

martedì 1 marzo 2011

A Silvia

Posta nei commenti la sintesi dei contenuti informativi delle singole strofe della poesia.

Quale poesia?
Eccola:

Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

Buon lavoro